Come affrontare sovrappeso e obesità nei bambini

Un articolo su Repubblica.it mette in luce che i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziano che il 19% dei bambini italiani di 8-9 anni è in sovrappeso. Il 9,8% è affetto da obesità mentre il 2,6% ne soffre in forma grave. Numeri che descrivono un problema ancora troppo diffuso, che ha importanti conseguenze sulla salute e la vita relazionale dei bambini, sia durante lo sviluppo, sia una volta raggiunta l’età adulta. E che spesso nasce anche dalla difficoltà che incontrano i genitori nel riconoscere i segnali precoci di un aumento eccessivo del peso dei bambini.

Per affrontare questo problema in modo efficace, è fondamentale adottare un approccio delicato e costruttivo che coinvolga pediatri, insegnanti e genitori. Alcune strategie possono riguardare:
  1. Comunicazione empatica e non giudicante
    • Pediatri e insegnanti dovrebbero usare un linguaggio rassicurante, evitando di colpevolizzare i genitori.
    • È utile partire da un’osservazione oggettiva (“Abbiamo notato che…”) piuttosto che da un giudizio.
  2. Creazione di un rapporto di fiducia
    • Organizzare incontri periodici tra genitori, insegnanti e pediatri per discutere eventuali difficoltà in un contesto di supporto.
    • Far percepire ai genitori che l’obiettivo comune è il benessere del bambino.
  3. Fornire informazioni chiare e accessibili
    • Spiegare in modo semplice i segnali di eventuali problemi di salute o di sviluppo.
    • Offrire risorse (opuscoli, incontri informativi, supporto specialistico) affinché i genitori possano approfondire.
  4. Proporre soluzioni e percorsi di aiuto
    • Suggerire passi concreti, come visite specialistiche o strategie educative, senza imporre.
    • Valorizzare i progressi e i punti di forza del bambino per mantenere un atteggiamento positivo.
  5. Coinvolgimento di figure di supporto
    • Psicologi, educatori e assistenti sociali possono aiutare a mediare il dialogo tra genitori e professionisti.
    • Creare gruppi di supporto per genitori in situazioni simili può ridurre il senso di isolamento e preoccupazione.

L’obiettivo principale è far sì che i genitori non si sentano attaccati, ma accompagnati nel riconoscere eventuali problemi e affrontarli in modo costruttivo per il bene del bambino.

 

 

eBook: Growth mindset diaries for teens

THE GROWTH MINDSET DIARIES FOR TEENS: A Guide for Teens (Ages 12-18) to Overcome Challenges & Grow with Journaling Companion Book Kindle Edition, 2025

Di Giani Boldeanu

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E se l’unica cosa che ti separa dal successo fosse il tuo modo di pensare?

Ti sei mai sentito bloccato? Hai paura di fallire? Ti preoccupi di non essere abbastanza bravo? Non sei solo. Ma ecco la verità: le tue capacità non sono fisse—possono crescere, proprio come un muscolo, proprio come una competenza.

In I Diari della Mentalità di Crescita per Adolescenti, troverai 20 potenti storie di vita reale su giovani proprio come te—studenti, atleti, artisti e sognatori—che hanno affrontato sfide, insicurezze e fallimenti… e ne sono usciti più forti. Ogni storia è ricca di lezioni ispiratrici, esercizi pratici e strategie rivoluzionarie per aiutarti a:

✅ Trasformare gli ostacoli in opportunità – Impara a riprenderti dai fallimenti con fiducia.

✅ Mettere a tacere l’insicurezza e liberare il tuo potenziale – Sostituisci “Non posso farcela” con “Non ci sono ancora… ma ci arriverò.”

✅ Padroneggiare la scienza della resilienza – Scopri come le persone di successo pensano, apprendono e crescono.

✅ Sviluppare una fiducia che dura tutta la vita – Smetti di preoccuparti di ciò che pensano gli altri e inizia a credere in te stesso.

✅ Applicare ciò che impari – Domande di riflessione e passi d’azione ti aiuteranno a fare cambiamenti concreti nella tua vita.

E la parte migliore? Questo libro include un diario di accompagnamento per aiutarti a monitorare i tuoi progressi, riflettere sul tuo percorso e applicare le lezioni in modo efficace.

Per chi è questo libro?

Questo libro è perfetto per adolescenti (dai 12 ai 18 anni) che vogliono:

✔ Costruire fiducia in se stessi
✔ Migliorare a scuola, nello sport o nelle passioni creative
✔ Superare la paura del fallimento e del rifiuto
✔ Smettere di confrontarsi con gli altri
✔ Sviluppare una mentalità di successo a lungo termine

Se hai mai pensato di non essere abbastanza intelligente, talentuoso o “nato” per avere successo—questo libro è qui per dimostrarti il contrario. La grandezza non è qualcosa con cui si nasce; è qualcosa che si costruisce.

La mentalità del Real Madrid

Il Real Madrid è tornato giocare come è capace di fare e nel momento che conta nella fase a eliminazione diretta in Champions League, battendo il Manchester City a casa sua per 3 a 2. Non è facile spiegare come succedano questi momenti, vengono da un periodo non certamente positivo per Ancelotti e la sua squadra, ma il Real Madrid è capace di ritrovare il suo fantastico mindset quando la situazione diventa difficile, se non quasi disperata. Per trovare una spiegazione è possibile ritornate a quanto allenatore e giocatori hanno detto lo scorso anno dopo avere vinto l’ennesima Champions League a spese del Borussia Dortmund.

“Non ci si abitua mai a questo. È stato molto difficile, molto più di quanto pensassimo. Nel primo tempo abbiamo dovuto soffrire; nel secondo tempo abbiamo perso meno la palla, giocato meglio – ma questi sono tutti dettagli insignificanti ora. Abbiamo vinto. Il sogno continua!”.

Allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti

“Non so cosa dire, solo una felicità immensa. Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile, e nel primo tempo loro sono stati molto superiori ma siamo usciti vivi. Sapevamo che il nostro momento sarebbe arrivato, e così è stato, e abbiamo il quindicesimo (titolo della Champions League per il Real Madrid).”

Dani Carvajal, che ha segnato il primo gol del Real Madrid e vincitore di 6 Champions League

“Ho sempre sognato di giocare queste partite. Nella vita ci sono così tante persone che ti dicono che non puoi fare certe cose. Stavo bene fino a quando ho visto la faccia di mia mamma e di mio papà lì. Mio fratellino è lì e sto cercando di essere un modello per lui. Non riesco a esprimere a parole. La notte più bella della mia vita.”

Jude Bellingham, centrocampista inglese del Real Madrid

“Ancelotti non ci ha parlato nell’intervallo. Di solito ci lascia qualche minuto per riposare e poi parla, ma non questa volta. Niente. Quando siamo usciti, già nel tunnel verso lo spogliatoio, ci ha chiamato e ci ha detto: ‘Scusate, me ne sono dimenticato! Se continuate a dare la palla ai ragazzi in giallo, perderemo’”.

Jude Bellingham, centrocampista inglese del Real Madrid

Esercizi di visualizzazione nel golf e nel tennis dopo un errore

Gli esercizi di visualizzazione nel golf e nel tennis dopo un errore sono fondamentali per mantenere la concentrazione, recuperare la fiducia e migliorare la performance nel colpo successivo. E’ necessario che siano specifici e non siano visualizzazioni generiche, quindi, per questi due sport anche l’approccio è simile vi sono delle differenze che è importante che lo psicologo dello sport comprende e sappia così orientare il giocatore/trice.

Ecco alcuni esercizi tipici:

1. Revisione positiva del colpo errato

  • Parte comune: Chiudi gli occhi e rivedi mentalmente il colpo sbagliato, ma questa volta correggendolo. Questo aiuta a rimpiazzare l’errore con un’immagine positiva.
  • Golf: Immagina la traiettoria corretta della palla e la sensazione di un colpo ben eseguito.
  • Tennis: Immagina la posizione del corpo, il movimento della racchetta e la palla che atterra esattamente dove volevi
2. Respirazione e reset mentale
  • Parte comune: Fai un respiro profondo e immagina di espirare via l’errore e la tensione.
  • Golf: Visualizza un reset mentale, come se stessi premendo un pulsante per cancellare il colpo sbagliato.
  • Tennis: Con ogni respiro, visualizza il tuo corpo rilassarsi e la tua mente tornare lucida.
  • Tennis: Usa questo esercizio tra un punto e l’altro per rimanere concentrato.
3. Rivivere un colpo perfetto
  • Parte comune: Focalizzati sulla sensazione del contatto con la palla, sulla fluidità del movimento e sulla traiettoria ideale. Questo rinforza la fiducia nel proprio gioco.
  • Golf: Richiama alla mente un colpo perfettamente eseguito in passato.
  • Tennis: Pensa a un’azione simile che hai eseguito in modo efficace.
4. Pre-visualizzazione del colpo successivo
  • Golf: Crea una connessione mente-corpo più efficace. Prima di eseguire il prossimo colpo, immagina esattamente come vuoi che vada:
  1. La postura e l’allineamento corretti.
  2. Il movimento fluido del backswing e dello swing.
  3. La palla che segue la traiettoria desiderata e atterra nella posizione ideale.
  • Tennis: Immagina come vuoi giocare il punto successivo, visualizzando:
  1. Una posizione solida in campo.
  2. Il timing perfetto sulla palla.
  3. La traiettoria desiderata del colpo e il punto in cui vuoi mandarla.

5. Gesto emotivo positivo

  • Associa un gesto (come stringere il pugno, toccare la visiera del cappello, una stretta alla racchetta) a un’emozione positiva.
  • Usa questo gesto dopo un errore per riportare la mente a uno stato di fiducia e controllo.

Questi esercizi aiutano a riprendersi rapidamente dagli errori, a mantenere il controllo emotivo e a giocare in modo più efficace e costante.

 

 

Allenamento ideomotorio in atletica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qual è il valore di un master in psicologia dello sport senza tirocinio?

Il tema della formazione professionale in psicologia dello sport presenta numerosi limiti per diverse ragioni, la principale riguarda la mancanza di tirocini presso le organizzazioni sportive.

Di conseguenza, a mio avviso, i master in psicologia dello sport che sono esclusivamente teorici e non includono opportunità di tirocinio non possono essere considerati veri e propri corsi di formazione per diverse ragioni:

  1. Mancanza di esperienza pratica – La psicologia dello sport è una disciplina applicata, che richiede competenze pratiche nell’interazione con atleti, squadre e contesti sportivi reali. Senza tirocinio, lo studente non ha modo di sviluppare abilità operative fondamentali.
  2. Assenza di accesso al mondo del lavoro – Un master dovrebbe fornire non solo conoscenze, ma anche strumenti concreti per l’inserimento professionale. Senza un’esperienza sul campo, i partecipanti rischiano di non acquisire le competenze richieste dai potenziali datori di lavoro.
  3. Difficoltà nel trasferire la teoria alla pratica – Studiare teorie e modelli psicologici senza la possibilità di applicarli in situazioni reali limita la comprensione e l’efficacia dell’apprendimento. Il confronto diretto con gli atleti e gli staff tecnici è essenziale per interiorizzare le metodologie di intervento.
  4. Riconoscimento professionale limitato – In altre nazioni molti ordini professionali e associazioni di categoria richiedono ore di pratica supervisionata per riconoscere le competenze in psicologia dello sport. Un master solo teorico non permette di soddisfare questi requisiti.
  5. Opportunità lavorative ridotte – Gli enti sportivi, le squadre e le federazioni preferiscono collaborare con professionisti che abbiano già avuto esperienza diretta nel settore. Un titolo privo di esperienza pratica difficilmente offre un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro.

In sintesi, un master in psicologia dello sport senza tirocinio non può essere considerato un vero percorso di formazione professionale perché non fornisce le competenze pratiche necessarie né facilita l’ingresso nel mondo del lavoro.

Il ruolo della supervisione anche in psicologia dello sport

La supervisione in psicologia dello sport è un elemento fondamentale per il perfezionamento professionale e l’apprendimento continuo, specialmente quando si lavora con atleti e squadre provenienti da culture diverse. Non si tratta solo di un momento di confronto o di verifica del proprio operato, ma di un’opportunità di crescita che consente al professionista di affinare le proprie competenze, migliorare la qualità degli interventi e sviluppare una maggiore consapevolezza delle dinamiche culturali.

Quando si lavora nel contesto sportivo, si entra in contatto con atleti che portano con sé valori, credenze e modi di interpretare lo sport e la competizione profondamente influenzati dalla loro cultura di appartenenza. Un approccio standardizzato e privo di sensibilità interculturale rischia di essere inefficace o, nel peggiore dei casi, di generare incomprensioni e ostacoli nella relazione con l’atleta. È qui che la supervisione diventa un potente strumento di riflessione e apprendimento: attraverso il confronto con colleghi esperti o con un supervisore, lo psicologo dello sport può sviluppare strategie più efficaci per adattare i suoi interventi e migliorare la propria capacità di comunicazione e supporto.

Uno degli aspetti più importanti della supervisione è che permette di acquisire nuove prospettive. Spesso, quando si lavora con una specifica squadra o atleta, si tende a sviluppare una visione limitata dalle proprie esperienze personali e dalla propria formazione culturale. Il confronto con un supervisore o con un gruppo di colleghi aiuta a mettere in discussione preconcetti e a considerare alternative che altrimenti potrebbero sfuggire. Questo è particolarmente utile quando si lavora in contesti multiculturali, dove l’approccio che funziona con un atleta può rivelarsi inadeguato per un altro, proprio a causa delle differenze di background culturale.

Inoltre, la supervisione fornisce uno spazio sicuro per affrontare eventuali difficoltà emotive e professionali che emergono nel lavoro quotidiano. Lavorare con atleti che hanno aspettative elevate e affrontano pressioni significative può essere impegnativo anche per il professionista, che a sua volta può vivere momenti di insicurezza o stress. Avere un supervisore con cui discutere di queste difficoltà aiuta non solo a trovare soluzioni pratiche, ma anche a mantenere un equilibrio emotivo che è essenziale per fornire un supporto efficace.

Infine, la supervisione contribuisce a garantire uno standard elevato nella pratica professionale, evitando che il lavoro dello psicologo dello sport si basi esclusivamente su intuizioni personali o metodi non aggiornati. La psicologia dello sport è una disciplina in continua evoluzione, e il confronto costante con esperti aiuta a integrare nuove conoscenze e tecniche basate su evidenze scientifiche, migliorando così la qualità del servizio offerto agli atleti.

Facendo proprio questo approccio l’International Society of Sport Psychology propone un programma di alto livello per diventare supervisori riconosciuti e potere fornire un servizio professionale ed efficace ai giovani psicologi che richiedono a loro professionisti competenti in questo ambito. Esplora la supervisione nella psicologia dello sport con il Prof. Poczwardowski. Scopri le pratiche fondamentali per diventare un supervisore registrato ISSP, tra cui la creazione di ambienti di supporto, l’affrontare questioni etiche e garantire una supervisione culturalmente sicura.

Progetto “Dopo di noi” nello sport per giovani con disabilità intellettiva: dal gioco alla formazione-lavoro

Il lavoro è una parte fondamentale della vita adulta: non solo garantisce l’indipendenza economica, ma permette anche di scegliere come vivere il proprio tempo, partecipare alla società e sentirsi parte di una comunità. Questo vale per tutti, ma per le persone con disabilità ha un significato ancora più profondo. Avere un’occupazione significa essere riconosciuti per le proprie capacità, costruire relazioni più solide con familiari e amici, prendere parte ad attività ricreative e poter contare su un supporto, sia da parte dei servizi che della rete familiare e sociale.

Purtroppo, i dati mostrano quanto sia difficile per le persone con disabilità accedere a un lavoro dignitoso. Nel caso delle persone con sindrome di Down, solo il 31,4% degli over 24 lavora. E anche tra chi ha un impiego, la maggioranza non ha un contratto standard: oltre il 60% è inserito in cooperative sociali senza una vera tutela lavorativa. Ancora più preoccupante è il fatto che nel 70% dei casi non percepiscono alcun compenso o ricevono una retribuzione simbolica, ben al di sotto del valore del lavoro svolto. La situazione è ancora più critica per le persone autistiche: tra gli over 20, solo il 10% ha un’occupazione.

Questa precarietà pesa non solo sulle persone con disabilità, ma anche sulle loro famiglie. Come evidenziato già anni fa dal Censis, molte famiglie si sentono sempre più sole nel progettare il futuro dei propri figli. Se il 30-40% dei genitori di bambini e ragazzi con sindrome di Down fino ai 15 anni immagina per loro una vita autonoma o semi-autonoma, questa percentuale scende drasticamente al 12% quando i figli diventano maggiorenni. La stessa dinamica si riscontra tra le famiglie con figli autistici: il 23% spera in un futuro di autonomia per loro, ma questa fiducia crolla al 5% dopo i 21 anni.

Per provare a cambiare questa realtà, in Italia è nato un progetto innovativo: per la prima volta, una società sportiva, l’Accademia di Calcio Integrato, ha avviato un percorso di formazione professionale per sei giovani con disabilità intellettiva. Il progetto, finanziato con i fondi dell’8×1000 della Chiesa Valdese, ha permesso ai partecipanti di seguire un corso online della Federazione Italiana Paralimpica degli Intellettivo Relazionali, ottenendo la qualifica di assistente istruttore. Grazie al supporto di due tutor – una psicologa dello sport e un’istruttrice laureata in scienze motorie – questi giovani hanno completato la formazione di 16 ore e ora stanno iniziando un tirocinio retribuito di cinque mesi.

Si tratta di un modello di inclusione che potrebbe aprire nuove strade. Fino a oggi, i progetti di inserimento lavorativo per persone con disabilità intellettiva si sono concentrati soprattutto sulla ristorazione e l’accoglienza turistica. Ma lo sport, per molti di loro, è già uno spazio di socializzazione e crescita, un luogo dove hanno costruito legami con coetanei e familiari. Perché, allora, non trasformarlo in un’opportunità professionale? Con la giusta formazione, questi giovani potrebbero diventare assistenti allenatori nel calcio, nel basket e in altre discipline, contribuendo attivamente alla vita delle società sportive.

In Italia ci sono migliaia di realtà sportive, alcune piccole, altre molto strutturate, che potrebbero cogliere questa opportunità offerta dalla Fisdir per dare un futuro lavorativo a tanti ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva appassionati di sport. Il progetto dell’Accademia di Calcio Integrato dimostra che è possibile: ora serve che altre realtà seguano questo esempio, trasformando la passione in un vero percorso professionale.

Quanto vengono preparati gli adolescenti a gareggiare?

Spesso i nostri atleti adolescenti hanno difficoltà a emergere a livello internazionale. E’ soprattutto evidente negli sport individuali a prevalente determinazione tattica (tennis, tennis tavolo e così via) e in quelli di precisione (tiro a volo, arco, golf), dal mio punto di vista il limite è almeno in parte dovuto al fatto che viene dedicata poca attenzione a come si deve affrontare e vivere la competizione. I nostri giovani migliore di solito non mostrano limiti tecnici che gli impediscono di essere competitivi ma sono carenti, a mio avviso, nella gestione della gara, nel sapersi adattare all’avversario e nel sapere cosa fare per giungere all’inizio di una competizione in una condizione di prontezza efficace.

La tecnica e la tattica sono fondamentali, rappresentano la grammatica sportiva, per cui vanno possedute nel modo migliore ma ciò detto la gara è un confronto pubblico con altri atleti di pari abilità dove bisogna essere in grado di affermare la propria supremazia tecnico-tattica e sapersi adattare al gioco dell’avversario. Non è una rappresentazione estetica ma di supremazia pretattica. Lo sport agonistico è una situazione in cui viene richiesto di mostrare un dominio sull’avversario nel caso degli sport di opposizione oppure un dominio su se stessi e sulla proprie azioni negli sport di precisione.

La domanda che mi pongo è: come viene allenata questa capacità in questi diversi sport? Gli atleti sono consapevoli che i limiti che mostreranno riguardano l’interpretazione di ciò percepiscono in gara e la seguente elaborazione di una decisione che dovrebbe essere  in linea di massima la migliore possibile?

Una volta che si fosse risposto a questi due quesiti, quello successivo riguarda come allenare queste qualità?

A voi le risposte?

Lo sport per crescere come persona

Lo sport non è solo competizione o risultato: è una parte viva della comunità, uno strumento per unire, ispirare e formare persone migliori. Le società sportive hanno il potere e il dovere di andare oltre l’allenamento tecnico o la vittoria sul campo; sono custodi di valori culturali fondamentali che possono trasformare vite.

Lo sport insegna il rispetto, perché obbliga a riconoscere l’altro, sia come compagno sia come avversario, e a considerare ogni sforzo come degno di rispetto. È inclusione, perché abbatte barriere sociali, culturali e fisiche, accogliendo chiunque voglia partecipare. Lo sport mostra che siamo più simili nelle nostre passioni e ambizioni di quanto siamo diversi.

Lo sport trasmette anche disciplina e resilienza. Attraverso l’impegno e la fatica, costruisce carattere e prepara a superare le difficoltà, non solo sul campo ma nella vita quotidiana. Inoltre, educa alla collaborazione: nessuna vittoria è solo individuale, ogni successo è il frutto di una squadra che condivide obiettivi e valori comuni.

Per una società sportiva, promuovere questi principi significa lasciare un’eredità che va ben oltre i confini del campo. È rendere lo sport una scuola di vita, un punto di riferimento per i giovani e per la comunità, dove crescere come individui e come cittadini. Aiutare una persona a credere in se stessa, scoprire il proprio potenziale, sentirsi parte di qualcosa di più grande: questo è il vero successo.

Promuovendo lo sport come valore culturale, le società diventano luoghi dove si costruisce un futuro migliore per tutti, un futuro fatto di rispetto, equità e passione condivisa.